Con il progredire della ricerca, è oggi possibile disporre di un impianto ad osmosi inversa per la produzione di acqua depurata facilmente inseribile in una cucina domestica. Ma quanta acqua viene scartata in rapporto a quella depurata? Ed è possibile il recupero dell’acqua di scarto da osmosi? Nel nostro nuovo articolo proviamo a fare chiarezza sulla questione, a partire dal funzionamento di questo processo.
Osmosi inversa: come funziona?
Un sistema ad osmosi inversa depura ulteriormente l’acqua del nostro impianto domestico per migliorarne la qualità. Ma come funziona?
Così come avviene in natura, nelle cellule e in altri sistemi, l’osmosi consente il passaggio di un solvente attraverso una membrana semipermeabile. Nel sistema ad osmosi inversa il solvente, l’acqua, passa da una soluzione a concentrazione più alta ad una più bassa tramite una pressione sulla soluzione più concentrata maggiore del valore della pressione osmotica. Una membrana semipermeabile funge da filtro che permette di ottenere acqua pura priva di scarti (il soluto) e la selezione avviene per via delle proprietà chimiche delle molecole simili per caratteristiche all’acqua: batteri, sali e metalli vengono perciò bloccati dalla membrana, ottenendo un’acqua simile a quella distillata per purezza.
Le membrane vengono catalogate sulla base della loro capacità di erogazione giornaliera espressa in GPD (Gallons Per Day) e della loro grandezza, espressa in pollici. Solitamente, si parte da un valore standard di 50 GDP.
Secondo il DPR236/88 e il Dlgs 31/2001, che regolamentano la qualità delle acque destinate al consumo umano, i sali minerali non devono essere in quantità superiore ai 1500 mg/l. In casi simili è quindi consigliato ricorrere ad un impianto di osmosi inversa.
Esistono poi due tipologie distinte di impianti ad osmosi inversa:
- impianti con accumulo, dove un serbatoio preposto a conservare una scorta d’acqua filtrata è posto prima del rubinetto, così da non dover attendere il tempo di filtraggio. Crea un ingombro di dimensioni importanti, da tenere in considerazione, e può creare un ambiente favorevole alla formazione di batteri, per i quali è utile integrare il serbatoio con un sistema di filtraggio a raggi UV (o carboni attivi);
- impianti a produzione diretta, se non si necessita di grandi quantità di acqua pronte all’uso e che producono un flusso d’acqua purificata per mezzo di una pompa di spinta.
Recupero dell’acqua di scarto per osmosi
Ad ogni litro depurato corrisponde uno scarto d’acqua prodotto dall’osmosi. Tale scarto varia in quantità in base alla tipologia dell’impianto, alla qualità dei suoi componenti, alla pressione del fluido. Tra i due impianti sopra descritti, quello che produce una quantità di scarto inferiore è quello a produzione diretta poiché, non essendo fornito del serbatoio per lo stoccaggio, purifica solamente l’acqua fatta fuoriuscire al momento dal rubinetto.
Gli impianti con accumulo, infatti, si attivano non appena il livello d’acqua nel serbatoio si abbassa sotto una certa soglia, anche se dell’altra acqua già depurata è ancora presente, creandone un quantitativo (ed uno scarto) non necessario.
Effettuare il recupero di acqua di scarto da osmosi è una scelta intelligente e consapevole, in quanto l’acqua di scarto è anch’essa di buona qualità così che può essere impiegata per altri usi domestici come la pulizia o l’irrigazione. Se non sai dove immagazzinare tutta l’acqua ti vengono in aiuto le cisterne morbide Eco Tank. Con questo innovativo e pratico sistema di stoccaggio potrai recuperare tutta l’acqua di scarto in un unico luogo per poi riutilizzarla quando ne avrai necessità
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